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Solennità di Tutti i Santi

Dal vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte, si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il Regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

(Mt. 5, 1-12)

Sapete che per me la festa dei Santi è sempre molto cara. Sabato scorso sono andato al cimitero e mi sono commosso. Ho rivisto i miei santi. La mia nonna paterna, morta nel 1943, rimasta vedova con otto figli, il più grande del quali aveva dieci anni. Era il mio papà che a quella età deve smettere di studiare (aveva finito la quinta elementare!) e si mette a lavorare la terra per far crescere i suoi fratelli. A ventinove anni si sposa e mette al mondo me e mia sorella. I tempi erano duri; fa studiare me, mi vede prete, poi sposa mia sorella e riesce a vedere il primo nipotino. Poi muore a cinquantasei anni. La sua vita è stata soltanto lavoro. Vedo la mia mamma, ultima di dodici fratelli. Non aveva in pratica mai conosciuto la sua mamma ed il suo papà ed era stata cresciuta dai suoi fratelli più grandi. Questi sono i miei santi che amo e prego di più. Essi sono le mie radici; senza di essi non potrei essere ciò che sono.

Oggi la predica prende una direzione nuova e forse anche strana. Mi sta preoccupando un problema: quello dei nostri figli, anche i più piccoli. Essi vivono in un mondo che non è più reale, ma… virtuale. Papà e mamma ci sono, ma in pratica sono sempre assenti. Restano i nonni, e poi ci sono i media: quelle infernali macchinette (tablet, telefonini e mercanzia varia), sulle quali imparano a smanettare giocando, prima anche di imparare a scrivere o a leggere. Entrano così nel mondo detto virtuale e più tardi attraverso contatti personali con il mondo intero, quello diventa la loro casa. Così, quando entrano nella adolescenza, non esiste più il mondo reale, ma soltanto questo mondo popolato da gente che scrive, con cui si parla e si condividono interessi. Nella casa vera invece, gli interessi non esistono più. Papà e mamma continuano ad essere assenti e da loro vengono solo rimproveri perché non fai niente, sei sempre su quel telefonino e non senti neanche quello che ti diciamo. situazioni tragiche, ma sempre più frequenti.

Che fare? Questa tragedia bisogna prevenirla stando il più possibile con i nostri figli, interessandoci di loro con tutte le nostre capacità. La festa dei Santi e dei morti può essere una componente importante. Aiutiamo i nostri figli a capire il mistero della morte. Quando qualcuno della famiglia ci lascia, non escludiamoli da queste partenze, ma tenendoli per mano introduciamoli nella realtà; non siamo i padroni della vita, ma solo amministratori fino a quando Dio ci lascia. Poi in questi giorni portiamoli al cimitero con noi ed aiutiamoli a scoprire le loro radici raccontando chi sono quei personaggi, quei nomi, cosa hanno fatto perché noi potessimo essere ciò che siamo. In questo modo e con altri simili li ancoriamo alla vita reale; sanno da dove vengono e che siamo ciò che siamo perché tanti ci hanno amati ed hanno speso la loro esistenza con fatica e sacrifici. Poi naturalmente si serviranno di quegli strumenti senza i quali il loro futuro non sarebbe possibile. Lungi da me il demonizzare i media che ci vengono offerti. Essi però non devono diventare modi di evasione per costruirci un mondo irreale, di fantasia, che finisce per estraniarci dalla realtà.

Adesso mi chiederete cosa c’entri questo discorso con la festa che celebriamo. Sì, miei cari, c’entra e come e non solo sotto il profilo religioso, ma umano. Se non siamo capaci di amare chi ci dà la vita, siamo ancora persone umane, o piuttosto delle monadi senza punti di riferimento se non virtuali? Se mi permettete un esempio, c’è diversità tra i fiori di plastica e quelli veri, non vi pare? Io preferisco la piccola margheritina che spunta in un prato a quelle imitazioni grossolane e senza vita che si possono comprare al mercato.

E voi? Come volete i vostri figli? Li volete come persone che vivono in un mondo artificiale e che non sanno nemmeno che esistete? Se non volete questo aiutateli a scoprire le loro radici. La festa dei Santi ed il ricordo dei morti può servire proprio a questo.