CRISI UCRAINA
EMERGENZA COVID-19

NOTIZIE e APPROFONDIMENTI

Ventunesima domenica del tempo ordinario

Dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori.
Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi». (Lc. 13, 22-30)

Continua un insegnamento di Gesù piuttosto severo. Ricordate domenica scorsa? Gesù ci diceva che lui era venuto a portare il fuoco dell’amore del Padre sulla terra e noi lo cerchiamo soprattutto per bazzecole; lui ci presentava la sua passione e morte di cui era impaurito e noi rifiutiamo questi passaggi duri, rimuovendoli dai nostri pensieri. Oggi innescata dalla domandi di un curioso ( “Signore sono pochi quelli che si salvano?”), lui non dice se sono troppi o pochi, ma ci parla di una porta stretta. Nelle città del suo tempo, circondate da mura, la grande porta era normalmente sbarrata, ma di fianco ad essa c’era una porta piccolissima nella quale poteva passare soltanto una persona per volta; essa poteva servire in casi di necessita per fare entrare o uscire qualche persona. Gesù ci dice che per salvarci dobbiamo “sforzarci” per questa porticina. Queste parole non sembrano per niente consolanti anche se dobbiamo vederle da un altro punto di vista. Esse non ci dicono che siano pochi quelli che si salvano, ma sono un discorso fatto a tutti quelli che allora o oggi sono ancora ben vivi. La salvezza nostra o di chiunque non è un’impresa da niente, ma la dobbiamo vedere come un traguardo fisso che dobbiamo avere sempre davanti agli occhi. Tutte le nostre scelte devono essere compiute in vista di questa finalità.

Abbiamo così la severa parabola che abbiamo letto e che è proprio indirizzata a chi è credente. Se i suoi interessi sono limitati alla messa domenicale, ma non sono trasformati in un impegno a vivere ciò che il Signore ci chiede siamo dei credenti che per sei giorni vivono allegramente come tutti gli altri. Cosi di domenica in domenica arriviamo al momento della ultima chiamata e troviamo la porta di lassù sbarrata. Allora gridiamo: “Signore aprici!” La sua risposta scenderà su di noi come un gelo: “non vi conosco!” Noi gli risponderemo: “Signore siamo andrai a messa tutte le domeniche, abbiamo sentito le tue parole ed abbiamo fatto pure la Comunione!” ma lui concluderà: “Non vi conosco. Allontanatevi da me voi che avete fatto ciò che non era giusto!” Sarà duro vedere tante persone che noi giudicavamo losche entrare mentre noi saremo chiusi fuori.

Cosa concludiamo? Essere cristiani non è una autostrada su cui il viaggiatore può correre agevolmente senza fatica. A volte immaginiamo che la nostra fede sia una polizza di assicurazione contratta all’inizio e da esibire in caso di incidente. Non può essere così. C’è chi ritiene che per salvarsi basta che ci sia qualcuno che in famiglia creda, o avere per amico un prete o una suora. Purtroppo questo non basta. Possiamo infine pensare che la fede sia un capitale messo in banca; basta non venderlo perché porti frutto. Se la pensiamo in questo modo, le parole che Gesù oggi ci dice sono una autentica doccia fredda.

Ciò che è necessario per la salvezza dunque è ciò che ognuno di noi compie personalmente. Accetto o no di accogliere la volontà di Dio? Cosa esige la porta stretta? Che sappiamo sacrificarci, rinunciare all’egoismo, fare il bene a chiunque ed a qualunque costo, sapere perdonare, saper donare senza aspettare il contraccambio,…
C’è da sbizzarrirsi, non vi pare?