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Ventesima domenica del tempo ordinario

dal vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, vi dico, ma la divisione. D’ora innanzi in una casa di cinque persone si divideranno tre contro due e due contro tre; padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».
(Lc. 12, 49-53)

Dopo la festa della assunzione di Maria, con appena due giorni di tempo, ecco il vangelo della ventesima domenica del tempo ordinario. Si tratta di un testo niente affatto semplice che mi ha messo in crisi. E adesso cosa dico? La lettura di commenti non mi è stata di molto aiuto, perciò mi sono più che mai messo nelle mani dello…Spirito Santo, confidando nella sua luce!
“Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!” Diciamo subito che questa espressione mi fa venire in mente un filo di scoramento nel tono di Gesù. Cos’è questo fuoco? La cosa più semplice che mi è venuto in mente, è che quel fuoco sia l’amore infinito del Padre, rivelato all’uomo dallo Spirito. Infatti Gesù è il dono più grande dell’amore del Padre per noi piccoli uomini: lui è il Dio che si fa uomo fino a morire per noi sulla croce. Questo fuoco però non sembra cercato; infatti cercano lui per le guarigioni dalle malattie, per il pane che sazia la loro fame, o per essere suoi primi ministri nel mitico regno di Davide che lui dovrebbe realizzare sulla terra. In questo ultimo caso si tratta proprio dei dodici che lui ha scelto. Sono vicini fisicamente a lui, ma sono lontani anni luce da ciò che lui è e ci vuole donare. Un primo insegnamento per noi: dobbiamo purificare la nostra fede in modo sostanziale. Dobbiamo cercare Gesù non solo per le cose materiali di cui pure abbiamo bisogno. Dobbiamo cercarlo piuttosto per la vera salvezza che lui merita per tutti. Il Padre vuole darci la sua stessa dignità divina, facendoci come Gesù suoi figli. Dunque ciascuno di noi è erede di un regno, non sulla terra, ma nei cieli.

“Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finchè non sia compiuto!” l’espressione battesimo la troviamo altre volte nel vangelo. Ricordate quando Giacomo e Giovanni gli chiedono il primo posto? Gesù chiede loro se possono ricevere il battesimo in cui lui sarà battezzato. Ingenuamente gli rispondono di si, non comprendendo che lui parlava della sua morte sulla croce. Altro insegnamento fondamentale: spesso vediamo Gesù come un superuomo, o un fachiro vaccinato contro tutte le sofferenze che dovrà affrontare. Niente di più sbagliato! Lui di fronte a questa sua fine è “angosciato” e nell’orto degli ulivi, proprio prima di essere arrestato, suderà sangue per la paura. Avete capito la lezione per noi? Le sofferenze che dobbiamo affrontare e la stessa nostra morte certamente ci fanno paura e non le potremo sicuramente eludere. Dobbiamo metterle nel conto e dobbiamo viverle con la stessa fede del Signore, sapendo che il Padre non ci lascerà delusi; anche per noi ci sarà la risurrezione.

“Pensate che io sia venuto a portare la pace sulla terra? No, io vi dico, ma la divisione!” Sembra contradditorio no? Diciamo spesso che Gesù è venuto a portare agli upmini la pace e la riconciliazione con il Padre. Ed è verissimo! Ma la conseguenza impensabile noi la possiamo constatare. Si, anche in famiglia. Un pò di tempo fa è venuta alla luce la constatazione che molti dei nostri figli non vanno più in chiesa e questo è un problema di divisione che ci addolora. Possiamo constatare che spesso nelle successioni i fratelli entrano in liti infinite per quattro sodi o qualche spanna di terra. Cosi anche in matrimoni consacrati davanti a Dio, succede che si dimentichino le promesse solenni e si vada verso rapporti niente affatto leciti… Quando poi guardiamo alle nostre comunità cristiane dobbiamo spesso constatarne lo squallore davvero miserabile. Ci dividiamo per opinioni banali che facciamo diventare principi irrinunciabili. I campanilismi poi? Usanze diverse, modi di celebrare messe e sacramenti, personalismi che partono da una banale parola, tutto questo diventa un pretesto di squalifiche che scavano solchi che si allargano sempre di più.

E nella società poi? Ci chiudiamo volentieri nelle nostre chiese trasformandole in ghetti, perché con la mentalità di oggi non c’è nulla da fare, non ci ascolteranno mai! Non pensiamo che il non ascolto possa essere la conseguenza di una nostra presunta superiorità, che non si sogna di ascoltare quello che gli altri ci dicono e di capire la loro realtà? Se avessimo lo stesso atteggiamento di Gesù dovremmo amare ed essere vicini soprattutto a quelli che cataloghiamo come lontani e perduti.
Ricordate? All’inizio vi ho detto dello scoramento di Gesù nel dirci le parole di oggi. Forse dobbiamo constatare che lui pensava anche a noi. Ci diciamo credenti, ma i nostri atteggiamenti sono molto lontani da ciò che lui ci insegna. Vogliamo essere davvero non solo degli “osservanti”, ma persone che fanno la sua volontà?