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Festa della trinità

dal vangelo secondo Giovanni
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.
Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». «Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio». (Gv.16, 12–15)

Crediamo in un Dio solo: Padre, Figlio e Spirito santo. Il mistero della trinità ci è annunciato da Gesù in diversi modi e in molte volte in tutti i vangeli e noi lo crediamo senza cercare di comprenderlo ne di spiegarlo teologicamente. Lasciamo questo compito agli studiosi; per noi è semplicemente giusto crederlo e pregarlo.
Già! Che ne dite se ci fermiamo a scrutare la prima e più semplice preghiera che impariamo: il segno di croce? Forse può essere interessante scoprire questo segno ed affermare coscientemente la nostra fede. Si inizia come ben sapete portando la mano alla fronte, dicendo contemporaneamente le parole “Nel nome del Padre”. Esprimiamo così i suo primato indiscutibile perché tutto ha origine da lui. “In principio Dio creò il cielo e la terra”. Ci pensate? Al mattino quando iniziamo una nuova giornata e vediamo i primi albori dell’alba noi pensiamo a tutto l’universo piccolo o grande che ci sta intorno. Dalla luce del sole che risveglia la terra, al cinguettare degli uccellini che cantano con i loro gorgheggi, tutto è stato un dono di amore infinito del Padre per me e per ogni uomo. Il Padre poi “ha creato l’uomo a sua immagine”. Io sono la sua immagine, magari sbiadita e deformata dai miei peccati. Il nuovo giorno mi richiama ad immergermi nell’amore delle persone che mi stanno intorno, donando ad esse la mia vita in tutti quei compiti che devo svolgere. Normale pure un grazie al Padre che con il nuovo giorno che mi dona prolunga la mia vita e mi permette di fare meglio le cose che ieri non sono riuscito a finire.

Poi la mia mano si abbassa verso il petto e le labbra affermano: “…e del Figlio”. Tu, Figlio di Dio, sei la sapienza infinita, la parola, il verbo con cui il Padre a creato ogni cosa. Ora però la parola eterna ha preso una carne, uguale a questa mia carne che tocco. Tra poco annunzierò nella messa le tue parole e ripeterò i tuoi gesti con quel piccolo gregge con cui celebrerò l’eucaristia. E tu sarai con noi luce e forza, il sole che da vita alla nostra vita. Queste parole e questi gesti ci fanno rivivere la tua passione, morte e risurrezione: il mistero di amore infinito che ci insegna un nuovo ed originale modo di vivere. Ci dici che non dobbiamo rinchiuderci nel nostro piccolo mondo egoistico, ma che dobbiamo donarci agli altri, perché questa è la vera pienezza della vita. Seguendo te sulle strade dell’amore tu dai a noi una possibilità incredibile: quella di diventare figli di Dio come te. Le nostre ore si svolgeranno in piccole cose apparentemente banali ed insignificanti, ma esse diventeranno una meraviglia incredibile: frutti di vita eterna!

Il segno di croce continua con la nostra mano che tocca la spalla sinistra e poi quella destra, mentre diciamo “…e dello Spirito Santo”. Un modo di dire, usuale come un proverbio, per affermare la forza di una persona, suona così: “Quello ha le spalle larghe!” In questo modo affermiamo che quell’uomo sa addossarsi pesi straordinari, non solo fisici, ma anche morali e li porta con sicurezza e coraggio per tempi assai lunghi. Le spalle che tocchiamo simboleggiano la forza dello Spirito Santo, il Dio sempre con noi. Spesso vediamo la nostra incapacità a vivere le parole di Gesù. Spesso siamo così scoraggiati, che ci sembra di non riuscire più a fare niente. A volte questo è il nostro stato d’animo, dopo una notte passata ad almanaccare su problemi che sembrano non avere nessuna soluzione. Adesso siamo svegli e toccando le nostre spalle, non pensiamo più alla nostra incapacità. Ricordiamo invece la forza dello Spirito: è li con noi e con lui anche le nostre spalle saranno capaci di portare quel peso per un altro giorno.

Le mani infine ritornano al centro del petto, mentre diciamo “Amen”. Questa parolina vuol dire semplicemente che le cose stanno proprio così e con essa esprimiamo la nostra fede. Fede nel nostro Dio unico e trinitario, coinvolto in tutta la nostra vita, con la sua forza e la sua luce.
Posso dirvi ancora una cosa? Il segno di croce facciamolo bene e con calma. Troppe volte lo facciamo così male che più che una preghiera sembra un gesto per scacciare mosche fastidiose. Possiamo farlo come si deve? Basta così poco!