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Terza domenica del tempo ordinario

Dal Vangelo secondo Luca:
Poiché molti hanno cercato di raccontare con ordine gli avvenimenti che si sono compiuti in mezzo a noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni oculari fin da principio e divennero ministri della Parola, così anch’io ho deciso di fare ricerche accurate su ogni circostanza, fin dagli inizi, e di scriverne un resoconto ordinato per te, illustre Teòfilo, in modo che tu possa renderti conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto.
In quel tempo, Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito e la sua fama si diffuse in tutta la regione. Insegnava nelle loro sinagoghe e gli rendevano lode.Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore».Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato».
(Lc.1,1-4;4, 21 -30)

Le prime parole del vangelo di questa domenica non le ho mai predicate. Infatti ritenevo che fosse la nota introduttiva e lo scopo per cui Luca scrive il suo vangelo, quindi qualcosa di superfluo, perché non è parola del Signore. Oggi mi viene in mente che è importante che cerchiamo di capire cosa sono veramente questi quattro libri della bibbia che leggiamo in ogni domenica. Una premessa importante è il sapere che per circa trenta anni dopo la morte e risurrezione di Gesù i vangeli scritti non esistevano, perché c’era la testimonianza diretta dei testimoni oculari. In questo primo tempo il nucleo fondamentale della predicazione era la realizzazione della salvezza con la morte e la risurrezione di Gesù. Poi con l’espandersi della chiesa e con la morte dei testimoni oculari, predicano anche persone che non avevano conosciuto direttamente il Signore e questi sentono il bisogno di avere tracce scritte per l’annuncio.

I vangeli dunque non sorgono come una biografia di Gesù, ma come strumenti di predicazione e secondo quello che Luca ci dice, sono molti. Dopo il sessanta dopo Cristo emergono i quattro vangeli che abbiamo adesso e sono legati alla testimonianza degli apostoli, secondo le esigenze delle comunità più importanti. Matteo scrive piuttosto per le comunità di origine ebraica, Marco segue Pietro nei suoi spostamenti. Luca invece di origine greca e con una cultura maggiore, scrive per Teofilo. Personaggio storico? Se pensiamo che questo nome significa letteralmente “amico di Dio” possiamo pensare che lui si indirizzi ad ogni persona di qualunque tempo che voglia crescere la sua adesione al Signore. Naturalmente ciò che scrive la ricava da Maria, per quello che riguarda il vangelo dell’infanzia che lui sviluppa parecchio e il resto dalla predicazione degli apostoli, soprattutto da quella di Pietro e Paolo. Diverso da questi tre è il vangelo di Giovanni, opera scritta più tardi e contemplata in una visione più complessiva del mistero di Gesù.

Avete adesso una idea più completa di questi libri essenziali per la nostra fede? Allora passiamo alla seconda parte del vangelo di oggi. Se Giovanni con il miracolo di mutare l’acqua i vino e Matteo con le beatitudini ci vogliono dire che Gesù è venuto per aiutarci a realizzare la nostra salvezza nella felicità, Luca invece incentra il suo scritto sull’amore suo per noi testimoniato dalla profezia di Isaia. La libertà ai prigionieri ed agli oppressi, ai ciechi la vista, un anno di grazia si realizzano nella sua presenza con noi. E questa presenza è “oggi”, qui e adesso. Allora a Nazareth, ma oggi è qui per noi e in ogni momento della nostra vita. Gesù mi ama, ha dato la vita per salvarmi; adesso è vivo al mio fianco per illuminarmi, rafforzarmi, liberarmi.

Belle parole vero? Però è necessario passare dalle parole ai fatti. Quali sono le mie schiavitù, le mie prigioni oggi? Una vita abitudinaria fatta di ripetizioni e di miserie che non cerco nemmeno di superare? Ci ho provato tante volte, ma non serve, non ci riesco. Una cecità che mi impedisce di vedere il peso che scarico sulle persone che dico di amare, rendendo la vita di casa un conflitto continuo? Uno sguardo su gli altri, deformato dall’ira, dalla invidia, dalla gelosia?
Queste e molte altre sono le nostre prigioni, Gesù! E tu ci ami prima che noi muoviamo un passo per venirne fuori. Ci ami malfatti come siamo. Sappiamo queste nostre miserie e forse la prigione più invincibile di noi credenti è proprio quella di essere convinti che tu puoi voler bene a degli sgorbi come noi. Ma tu sei qui per me oggi e mi colmi di amore. E’ questo amore con cui tu mi colmi oggi che può inaugurare per me un anno di grazia: la mia vera liberazione.