Dal Vangelo secondo Luca:
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.
(Lc.21, 25 -36)
Ti onoriamo Maria, Mamma nostra! Insieme all’angelo ti diciamo: “Rallegrati”.
Tra pochi giorni, e per la precisione il 16 di questo mese, canteremo le antiche profezie della novena del Natale ed il nostro canto griderà: “Gioisci figlia di Sion! Esulta, figlia di Gerusalemme. Ecco viene il Signore”.
Oggi non è più la voce dell’angelo, ma la voce di tutti noi, bambini, giovani, adulti e vecchi, uomini e donne, qui o in tutto il mondo, in ogni lingua della terra che ti canta: “Rallegrati, Maria”. Duemila anni non hanno fatto che accrescere questo grido fino a farlo diventare una sinfonia incontenibile di voci. Siamo felici con te e per te. Purtroppo Mamma per noi non è sempre così. Anzi, se dobbiamo essere sinceri, in questi tempi ci sembra di non avere alcun motivo di felicità. Ci sembra di galleggiare in un mare di nebbia che ci fa perdere ogni punto di riferimento, ogni certezza. Da una parte ci parlano di un benessere che riguarderà tutti, anche i più poveri ed i miserabili; però sentiamo in modo confuso che potrebbe scatenarsi una bufera che riporterebbe una crisi più grave di quella che abbiamo vissuta negli ultimi dieci anni. Dacci un po’ di serenità e di speranza, Mamma! Ne abbiamo bisogno in un modo quasi disperato.
Veramente eri turbata anche tu, mentre l’angelo ti faceva tutti quei complimenti. Tu eri una semplice donna che sospirava soltanto di poter vivere con il tuo fidanzato, in una vita molto semplice, fatta di amore, di figli e di fatiche. Conoscevi le antiche promesse che riguardavano la venuta del Messia e la vita fatta di gioie normali sembra sfumare di fronte a questo solenne ed importante saluto. Capisci (e lo dici) che il tuo piccolo sogno sta svanendo e che stai per incamminarti per una strada di cui non sai nulla, piena di incognite e di problemi.
L’aiuto che ti abbiamo chiesto più sopra, Mamma, era qualcosa di troppo egoistico? Dobbiamo proprio attraversarla questa nebbia senza punti di riferimento? Dobbiamo proprio capire che questo tempo è il dono inquietante del Padre, come allora per te? Tu, mamma, ci guardi sorridendo e prendendoci il volto tra le mani ci sussurri: “Non temere a me è stata chiesta la stessa cosa e, come vedi, dalla mia paura è sorto qualcosa di infinitamente grande e bello”.
Parlaci, Mamma, dell’ombra dello Spirito che ha realizzato nel tuo grembo il germe della umanità del tuo figlio, il Dio fatto uomo. Oltre al tuo aiuto ci ricordi che l’ombra dello Spirito è ombra che si trasforma in luce. Sì, proprio come guidava gli schiavi, pressati da vicino dai carri sterminatori, verso il tremendo cammino, verso la terra promessa della libertà. Ci ricordi, Mamma, che lo Spirito è su di noi come allora su di te. Chissà quante volte gli hai chiesto luce e forza mentre andavi e poi servivi Elisabetta vecchia e madre prima di te. Cosa gli dicevi, mentre Giuseppe scopriva il tuo stato e pensava di rimandarti a casa senza fare troppo chiasso? Solo la potenza immane dello Spirito ti ha aiutata a sopravvivere in situazioni come queste, impossibili oltre ogni limite.
Sai, Mamma? Ci ha fatto molto bene contemplare oggi la tua annunciazione.
Spesso ti circondiamo di una devozione che sembra una massa edulcorata di miracoli e di parole che cancellano la fatica di ciò che tu, piena di grazia, hai vissuto e soprattutto sofferto. Hai detto allora: “Eccomi, sono la serva del Signore”. Noi invece la parola serva la mettiamo tra parentesi, come se non esistesse. Oggi l’abbiamo scoperta in tutta la sua cruda realtà: tu e noi siamo servi del Signore. Il nostro servizio, come il tuo, qui e adesso deve essere accettare il nostro tempo con le sue oscurità, con le conseguenze dolorose e a volte impossibili, con una fiducia totale. Non in noi, ma nello Spirito ed in te.