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Prima domenica di Avvento

Dal Vangelo secondo Luca:
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». (Lc.21, 25 -36)

Il Vangelo di Luca ci accompagna in questo nuovo anno liturgico. Il nostro evangelista non ha conosciuto direttamente Gesù. Era medico e spesso missionario con Paolo. Era un uomo con una buona cultura e oltre al Vangelo ci lascia pure gli Atti degli apostoli, che sono in pratica la prima storia della chiesa fino alla morte di Pietro e di Paolo.

In questa prima domenica, che ci prepara al Natale, leggiamo questo brano nel quale Gesù dopo avere annunciato la distruzione di Gerusalemme, preannuncia lo scenario della fine del mondo che precede il suo avvento glorioso. Questa descrizione si ricollega con altri testi profetici del vecchio testamento che sono detti “Apocalittici”. Vengono narrati segni paurosi di fenomeni naturali che turbano l’assetto del sole e delle stelle e della Terra generando ansia, angoscia e paura che creano instabilità e che possono rivelarsi letali.

Gesù però ci dice di non lasciarci turbare da questi segni paurosi; chi crede in lui sa che essi ci dicono che la nostra liberazione è vicina. Liberazione che sarà possibile se saremo “vigilanti”, cioè se non ci lasceremo prendere da una vita improntata agli eccessi ed alla ricerca affannosa dei beni materiali. Il nostro atteggiamento invece deve essere quello della “sentinella”, che giorno e notte scruta l’orizzonte per vedere il pericolo oppure la sorpresa gioiosa che si sta preparando.

E’ normale dunque che, come sentinelle, cogliamo i segni negativi che vediamo intorno a noi, in questo nostro tempo. Quali sono? Oltre ai cataclismi naturali che ci sono sempre stati, sembra che noi siamo diventati specialisti nell’ingigantirli. Pensiamo all’inquinamento dissennato, che cambia il tempo nel nostro Mediterraneo generando tempeste e trombe d’aria come se fossimo nel golfo del Messico. Poi ci sono cause decisamente dovute alla nostra incuria e ad una corruzione che sembra pervadere tutto l’agire della nostra società. Pensiamo ai ponti che crollano per incuria, alle voragini che inghiottono tratti di strada e chi ci passa sopra, alla dabbenaggine di chi costruisce case nei greti dei fiumi. Naturalmente queste cose sono soltanto la punta di un iceberg. Le cause vere sono immerse nel profondo del cuore dell’uomo.

Valori portanti per un vivere sociale buono? Evaporati! Ne resta soltanto di fatti uno: i tuoi interessi e gli altri crepino. Senza pensare, che oltre agli altri, crepiamo anche noi. La scienza e le scoperte di cui diventiamo orgogliosi diventano una specie di autodistruzione della nostra stessa umanità. Non parlo del rischio di una guerra nucleare, bensì di un normalissimo telefonino. Guardate le persone per strada. Si parlano? Guardano dove mettono i piedi o la strada che percorrono? Manco per idea! La maggioranza degli incidenti d’auto derivano da un uso osceno di questo strumento. Parliamo con qualcuno che sta al polo nord, ma dimentichiamo di parlare con chi sta al nostro tavolo. Se non stiamo attenti questo banale strumento, porterà una mutazione genetica nella natura stessa dell’uomo.

Dunque la Speranza è morta? La sentinella non vede brillare una piccola luce nel tunnel dell’oscurità? Eppure ogni tanto vediamo fatti sconvolgenti. Penso alla ragazzina di ventitré anni, che lascia la comodità di una vita normale per stare con dei bambini abbandonati. Rapita, è stata coperta di insulti su Facebook come se fosse un’oca giuliva che doveva starsene a casa sua. Per me invece è semplicemente una ragazza di oggi che cerca di realizzare il suo sogno. Ecco un segno di speranza. Penso ad un uomo e ad una donna che si accorgono di aver dato inizio ad una vita. Non hanno una situazione troppo florida e di figli ne hanno già due, eppure accettano anche il terzo dicendo: “Ci stringeremo un poco e faticheremo un po’ di più”. Ecco un segno di speranza. Accanto a tanti battezzati che si allontanano da Dio e dalla pratica religiosa per potersi divertire, scopriamo ragazzi che danno il loro tempo libero per venire in aiuto ai poveri. Ecco un altro segno di speranza! Penso a tanti cristiani che criticano le proprie comunità; in esse tutto è fatto male, le tradizioni scompaiono. Non c’è più religione! Invece altri scelgono con sacrificio di fare il catechismo, di portare la comunione ai malati, di ascoltare i poveri o le persone in difficoltà, di curare il decoro della chiesa. Non è un segno di speranza questo? Penso ai ragazzi che studiano in modo parossistico dimenticandosi della messa. Invece a quelli che non la perdono mai anche se lunedì hanno una interrogazione o un compito in classe, non vi sembra che siano un segno positivo di speranza?

Potrei continuare l’elenco, ma poco importa! Importa invece tantissimo che ciascuno di noi porga la mano ad una piccola sorella che può accompagnarci in ogni panorama del nostro tempo, anche il più oscuro. La sorellina si chiama speranza ed è la vera medicina del nostro mondo malato.