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Festa di tutti i Santi

Dal Vangelo secondo Matteo:
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

(Mt.5,1- 12)

C’è una affermazione di papa Francesco che mi ha colpito: “Il popolo santo di Dio che è in tutto il mondo possiede la verità del vangelo”. Vi devo dire che questa affermazione mi sembrava (visto i tempi che viviamo!) un tantino… populista. Il popolo possiede la verità, oppure possiede gli slogan che noi gli propiniamo? Solo oggi, mentre preparo la predica della festa dei santi e leggo il vangelo delle beatitudini capisco ciò che Francesco voleva dire. C’è infatti il vangelo scritto e quello… vissuto, incarnato in una turba infinita che nessuno può contare, di ogni lingua popolo e nazione che è sotto il cielo. Essi portano in fronte il segno del nostro Dio come Clarissa, l’ultima delle nostre battezzate. L’ho segnata con il crisma dopo averla battezzata, riconoscendo in lei una figlia, amata dal Padre come il suo Gesù.

Cosa è la santità? Chi sono i santi? C’è la risposta di uno scrittore che mi è caro, Nazzareno Fabretti: “La santità sono avanzi di Dio, briciole di Gesù sulla terra”. Sappiamo bene che il percorso della vita umana è segnato dal sangue e dalla sofferenza alla quale nessuno può sfuggire. Tuttavia le vicende anche tragiche degli uomini non sono affidate ad un cieco destino di morte. La storia del mondo infatti è percorsa da una serie infinita ed umile di persone che vivono questa grande tribolazione, segnate con il sigillo della croce, che lavano le loro vesti nel sangue dell’agnello. Esse sono l’internazionale della santità, non importa a che razza, lingua o religione appartengono. Questa internazionale della santità, consapevolmente o meno, è formata dai poveri nel cuore, da quelli che piangono lacrime strazianti nei numerosi momenti di dolore; sono miti che perché non hanno la forza né di fronte la capacità di urlare di fronte alle ingiustizie che subiscono. Essi ancora sanno essere misericordiosi, perché esperti di ingiustizie, sanno commuoversi per chi sta peggio di loro. Essi ancora, sazi da troppe guerre e degli orrori che ne seguono, cercano e costruiscono la pace. Essi perseguitati non hanno altra possibilità che uscire dalla loro terra, abbandonando tutto ciò che hanno, cercando soltanto di dare altrove un futuro ai loro figli.

Un fatto che mi sembra l’emblema di questa internazionale della santità è l’esodo di migliaia di poveri dalla loro nazione, verso gli Stati Uniti, l’emblema sulla terra di una vita felice, dove scorre latte e miele. A questo esodo aggiungiamo quello dall’Africa o dai paesi medio orientali. Di fronte a questi esodi quello biblico degli ebrei dall’Egitto può sembrare ben poca cosa. Arriveranno mai alla terra promessa? Più facilmente moriranno nel deserto di questo nostro tempo, affogati nel mare o contenuti in campi di concentramento da eserciti in armi. Tutta questa gente, cristiana, mussulmana o atea non avrà mai giustizia? Il mondo sarà sempre sottoposto al “mammona iniquitatis”, il dio denaro che domina ogni cosa e rende schiavo l’uomo? Noi credenti in Cristo, mossi da questi nuovi e strani martiri, dobbiamo con tutte le nostre forze cercare di costruire con tutti gli uomini di buona volontà un mondo di giustizia e di amore. Questo è il nostro compito qui sulla terra, ben sapendo che sarà una lotta senza fine, per sempre.

Il vangelo in cui crediamo è una droga che affoga la nostra voglia di lottare? Una illusione come quella dei milioni di persone che camminano versi luoghi del benessere? Manco per idea! Il vangelo è la forza che ci fa lottare per accogliere qui e adesso lo straniero già con noi, il malato terminale, il bambino violato, il povero che ha fame o freddo, i vecchi ridotti allo stato vegetale da malattie che per ora non hanno rimedio.
Siamo degli illusi? Affatto! Noi siamo in un esodo permanente: sappiamo che la mostra patria è nel cielo, in quella resurrezione che Cristo ha meritato per tutti con la sua morte e resurrezione.