Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo
sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle
mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non
capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo.
Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la
strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande.
Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore
di tutti».
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di
questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha
mandato».
Gesù perché ne siamo davvero convinti, ribadisce il concetto già detto nel capitolo precedente: per seguire lui bisogna come lui prendere la nostre croce ogni giorno fino alla morte.
La salvezza è un dono suo; lui morendo ha vinto la morte, non solo per se stesso, ma anche per tutti con la risurrezione.
In questo secondo annuncio gli apostoli non capiscono, ma si guardano bene dal dire qualcosa, vista la lavata di capo che Pietro si era preso. Anzi, i loro discorsi, fatti sottovoce ed un poco discosti da Gesù, sono di tutt’altro tono: discutevano tra di loro chi fosse il più grande. Il contrasto tra questa posizione ed il discorso che hanno appena sentito non può essere più stridente. Gesù, che forse aveva già inteso il genere di argomentazioni che li preoccupava, li obbliga a venire allo scoperto con la domanda malandrina: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?” E con una sopportazione veramente esemplare, fatta di pazienza notevole, ribadisce cosa significa per chi crede in lui essere primo: farsi servi di tutti.
Fermiamoci a riflettere su questa affermazione perentoria ed assolutamente necessaria.
Dobbiamo dire che istintivamente tutti cerchiamo di innalzarci sugli altri e di essere i primi fra tutti, esattamente come i dodici del Vangelo. Nessuno è esente da questa tentazione e purtroppo nemmeno gli apostoli di oggi. Proprio in questi giorni papa Francesco ripete la lezione anche ai preti, vescovi e cardinali dicendo che certe aberrazioni che intaccano anche questi vertici, sono la manifestazione di una sete di potere che ne è la radice fondamentale. Potere non cercato soltanto nei fronzoli ecclesiastici con cui ci si ammanta nelle liturgie, ma esplicitato nel ritenersi veramente al di la di ogni limite e superiori ad ogni legge. Capite la lezione del bambino posto in mezzo a loro ed indicato come il personaggio più grande di tutti?
Questa lezione non capita anche da importanti personaggi ecclesiastici di oggi è straziante! Nascondere questi delitti è davvero una cosa orribile, uno scandalo che deve esplodere per risanare ferite troppo gravi. Pregare e fare tutto il possibile, perché chi è stato usato in questa maniera ignobile ritrovi una vita decente è un dovere che tutti dobbiamo prendere come primario. E’ il Papa che ci chiede questo impegno, chiedendo a tutto il
popolo di Dio di farsi carico della salute spirituale di queste persone, rovinate da quelli che dovevano essere i loro primi custodi e maestri.
C’è ancora una cosa nuova riguardo ai bambini che vi vorrei dire. Volete ascoltarla? E’ proprio vero che siamo tutti delle prime donne? Non c’è nessuno su questa terra che sappia mettersi al servizio degli altri? Ebbene alcune persone fanno questo senza nemmeno rendersene conto. Ricordate quando nella vostra casa è nato un bambino? Papà, mamma, nonni tutti, vi siete trovati in adorazione di quella piccola creatura, fin da quando non riusciva ancora a tenere aperti i suoi occhietti. E lo avete servito totalmente giorno e notte senza smettere neppure un momento.
Si, ma era nostro figlio, senza di noi non poteva sopravvivere! Verissimo, ma voi grandi eravate al suo servizio, proprio come diceva Gesù. Ecco, mi sembra che dobbiamo fare qualcosa di simile, anche a chi non è più piccolo per l’età, ma per la sua realtà personale, ammalati, portatori di handicap, anziani acciaccati o non più autosufficienti, in certi momenti essi sono i padroni nostri e noi dobbiamo essere i loro servitori.
Volete sentire ancora una ultimissima riflessione? non so se è giusta, ma ve la dico ugualmente. Sapete che insegna ai bambini cresciuti ad essere dei padroni schiavizzanti quando diventano adulti? Ancora noi papà, mamme e nonni! Si perché continuiamo a servirli sempre come neonati, senza mai graduare per essi quelli che devono pure imparare da noi: i doveri. Dobbiamo insegnare loro che non tutto ciò che vogliono è possibile: restando fermi anche di fronte ai loro petulanti capricci. Dobbiamo insegnare ad essi a fare qualcosa per noi: piccoli lavoretti non
necessari, come mettere in ordine i loro giochi, preparare la tavola, asciugare i piatti. Partendo
da questi giochini li educhiamo non solo a pretendere, ma anche a servire. Proprio come dice Gesù.
Che ne dite? Oggi nelle vostre case, mettendo in pratica le parole del vangelo di oggi, possiamo dare inizio ad una piccola, silenziosa, ma importantissima… rivoluzione!