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Tredicesima domenica del tempo ordinario


Omelia 31_06_2018

Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, essendo Gesù passato di nuovo in barca all’altra riva, gli si radunò attorno molta folla ed egli stava lungo il mare. E venne uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, come lo vide, gli si gettò ai piedi e lo supplicò con insistenza: «La mia figlioletta sta morendo: vieni a imporle le mani, perché sia salvata e viva». Andò con lui.
Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Ora una donna, che aveva perdite di sangue da dodici anni e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza alcun vantaggio, anzi piuttosto peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla e da dietro toccò il suo mantello. Diceva infatti: «Se riuscirò anche solo a toccare le sue vesti, sarò salvata». E subito le si fermò il flusso di sangue e sentì nel suo corpo che era guarita dal male. E subito Gesù, essendosi reso conto della forza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi ha toccato le mie vesti?». I suoi discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che si stringe intorno a te e dici: “Chi mi ha toccato?”». Egli guardava attorno, per vedere colei che aveva fatto questo. E la donna, impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. Ed egli le disse: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va’ in pace e sii guarita dal tuo male».
Stava ancora parlando, quando dalla casa del capo della sinagoga vennero a dire: «Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?». Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: «Non temere, soltanto abbi fede!». E non permise a nessuno di seguirlo, fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide trambusto e gente che piangeva e urlava forte. Entrato, disse loro: «Perché vi agitate e piangete? La bambina non è morta, ma dorme». E lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre e la madre della bambina e quelli che erano con lui ed entrò dove era la bambina. Prese la mano della bambina e le disse: «Talità kum», che significa: «Fanciulla, io ti dico: àlzati!». E subito la fanciulla si alzò e camminava; aveva infatti dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. E raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e disse di darle da mangiare.
(Mc5, 21 – 43)

Come è fragile la nostra esistenza! E’ la prima impressione che mi viene in mente di fronte a questi due miracoli che Gesù compie dopo essere ritornato in Galilea.

Due donne sono quelle che guarisce. Cosa le unisce? Non lo avevo mai notato. Quella precisazione del Vangelo dopo la risurrezione della ragazzina (“Aveva dodici anni”), mi sembrava del tutto incongruente dopo un miracolo così grande. Inutile fino a quando mi sono reso conto che anche la donna del primo miracolo era ammalata da dodici anni ed aveva speso tutte le sue sostanze con dei medici, che non avevano saputo guarirla. A dodici anni una bambina diventa donna, capace di generare figli ed invece muore. Anche l’altra donna è virtualmente morta; infatti per la sua malattia non può generare figli. Essa è completamente anonima: non ha padre, marito, conosce solo dei medici che non hanno saputo guarirla, dilapidando le sue sostanze. La presenza di Gesù fa sgorgare in lei una nuova sorgente di vita. Essa rinasce per aver toccato il mantello di Gesù ed alla fine trova un nuovo padre. Così infatti le dice Gesù: “Figlia, la tua fede ti ha salvata!” Quello che nella donna appare nuovo, nel padre della bambina è qualcosa di vissuto da gran tempo (è il capo della sinagoga) e di fronte alla notizia della morte il Signore lo sostiene: “Non temere! Continua soltanto ad avere fede”.

Chi c’è ancora oltre a questi due vertici di fede? Ci sono i tre apostoli che Gesù prende con se, ma oltre ad essi ci sono gli esclusi dalla fede. Una folla immensa si stringe intorno a lui, ma essi non hanno con lui un contatto vitale; sono semplicemente dei curiosi. Poi abbiamo quelli che scoraggia Giairo invitandolo a non importunare il maestro perché la figlia è morta. Indirettamente essi non credono che Gesù abbia una forza limitata alle guarigioni, ma che come tutti, non possa nulla di fronte alla morte. Infine ci sono quelli che deridono Gesù, perché loro sanno bene cosa è la morte e che cosa sia il sonno. Questi il Signore li scaccia via e non saranno testimoni del miracolo.

Cosa possiamo portare a casa nel nostro cuore per la settimana che viene? Una cosa molto semplice e quotidiana. Ancora Gesù cammina in mezzo a noi assaltando i nostri nemici di sempre: la malattia, l’esclusione sociale, la disperazione, la morte. Meravigliose sono le parole della prima lettura: “Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutte le cose perché esistano. Le creature del mondo sono portatrici di salvezza.” Da queste parole antiche e dal Vangelo di oggi in chi ci riconosciamo? Nelle folle indifferenti che credono di non aver bisogno di nessuno, perché intanto non c’è nessun Dio e possiamo da soli a pensare a noi stessi? In quelli che deridono Gesù perché sanno bene cosa siano il sonno e la morte? Siamo come Pietro, Giacomo e Giovanni, che sono testimoni fedeli della potenza del Signore che anche ora opera nel mondo? Già questo atteggiamento di fede è importante come forza per noi e come testimonianza a chi ci sta intorno.

Ma infine possiamo avere la fede della donna ammalata da dodici anni, o del padre della ragazza morta. Quando? Ma si! Semplicemente quando noi siamo malati. Naturalmente tensione ed anche paura emotivamente emergono in noi, ma è importante oltre alle cure che pazientemente sopporteremo, sapere che lui è con noi e vivere con lui, il tempo della prova. Oppure, continuando ad avere fede come Giairo, quando pensiamo non solo che dobbiamo morire, ma vediamo segni che ci parlano della possibilità di questo evento. “Credo la risurrezione”. Queste parole le diciamo da una vita tutte le volte che recitiamo il credo. Bene! Quando dovessimo avvertire i sintomi della fine, è ora di dirle con serenità e fiducia… e, se permettete, anche con una sana curiosità, per poter vedere il regno che il Padre ha preparato per tutti.